Che aspettative hanno e che ruolo svolgono i genitori?
Cosa chiedono i genitori alle società sportive?
A questi quesiti ha cercato di rispondere nel modo più completo ed esaustivo possibile la dott.ssa Lucia Castelli, pedagogista e consulente dell'Atalanta BC, durante la conferenza che si è svolta nella sala dell'oratorio di Brembate, sabato 20 ottobre, alla presenza di una nutrita schiera di genitori, allenatori e dirigenti sportivi.
Inutile dire che la serata è stata molto piacevole, sia per l'argomento trattato, sia per la competenza della relatrice.
Di seguito qualche appunto (per tutti coloro che non sono potuti venire).
L’Atalanta BC è una società professionistica di calcio e,
tra tutti i bambini di tutte le età che ogni anno seleziona per giocare nelle
proprie squadre, permette di proseguire l’esperienza di giocare anche per
l’anno successivo solo ad alcuni. Gli altri, quelli scartati, che fine fanno?
Come fare a non sminuire i sogni di questi bambini (e dei loro genitori) che
speravano da grandi di giocare in serie A?
Questi bambini finiscono per lo più
di andare a giocare in squadre dilettantistiche. Ma che caratteristiche devono
avere queste squadre?
Innanzitutto, oltre all’aspetto tattico e tecnico del gioco, devono curare anche quello educativo, psicologico, etico e culturale. Quindi sono necessari dei bravi educatori che sappiano sì insegnare calcio, ma non solo.
Innanzitutto, oltre all’aspetto tattico e tecnico del gioco, devono curare anche quello educativo, psicologico, etico e culturale. Quindi sono necessari dei bravi educatori che sappiano sì insegnare calcio, ma non solo.
Ma che cosa si intende
per sport?
Per sport si intende qualsiasi attività fisica, praticata per un’ora almeno tre volte alla settimana (che ci faccia sudare, aumentare il battito cardiaco e la respirazione) che ci consenta di :
Per sport si intende qualsiasi attività fisica, praticata per un’ora almeno tre volte alla settimana (che ci faccia sudare, aumentare il battito cardiaco e la respirazione) che ci consenta di :
- migliorare la nostra salute;
- sviluppare le relazioni sociali (cioè sia un divertimento);
- conseguire dei risultati nel caso di competizioni.
Ma il calcio ha un’altra caratteristica: è uno sport agonistico.
Quindi si vince o si perde.
Appare chiaro perciò che giocare a calcio è totalmente diverso dal fare una bella escursione in montagna…
Quindi si vince o si perde.
Appare chiaro perciò che giocare a calcio è totalmente diverso dal fare una bella escursione in montagna…
Quanti sono gli italiani che fanno sport? I dati Istat
(2010) ci dicono che sono poco meno del 30% e tutti concentrati nella fascia di
età che va dai 6 ai 13 anni. Poi, la maggior parte di questi bambini smette di
praticare sport (a 16 anni ben il 70% abbandona qualsiasi attività sportiva).
Cosa fare per evitare tutto questo? Innanzitutto è
fondamentale una coerenza educativa: famiglia, scuola, società sportive e altri
enti preposti (come gli oratori, per esempio) devono proporre come modello una
giusta commistione di sport educativo che tenga conto in egual misura di questi
quattro aspetti:
- ricreativo;
- preventivo;
- socializzante;
- agonistico.
Vediamo ora i genitori. Dai dati Istat, ben il 70% dei genitori
sono “normali”, cioè sono equilibrati.
Un 30%, invece, può essere annoverato in
una di queste quattro categorie:
- gli ultrà (che non chiedono un allenatore competente perché l’importante “è vincere”);
- gli iperprotettivi (se piove stai a casa perché se no ti ammali);
- i procuratori (gli invadenti che non rispettano il ruolo: mio figlio gioca solo centravanti, non si permetta di farlo giocare in difesa!);
- gli assenti (in fin dei conti, una società di calcio "costa meno" di una baby-sitter…).
Se la scuola è ferma ancora alle due ore di educazione
fisica delle scuola media (e ad una sola ora nelle scuole elementari, fatta poi
da un’insegnante che non ha nessuna specializzazione in materia …) le società sportive ricoprono quindi un ruolo fondamentale nell’educazione allo sport.
Appare chiaro a tutti che in quest’ottica, sono di
importanza primaria gli educatori sportivi, che devono essere competenti non
solo nelle varie tecniche e nelle metodologie organizzative e relazionali, ma che
sappiano insegnare allo stesso tempo uno sport educativo e uno sport agonistico.
Perché se è vero che l’importante è partecipare, occorre però anche sottolineare che questo detto vale solo dopo aver dato tutto (nel massimo rispetto delle regole) per provar a vincere!
Perché se è vero che l’importante è partecipare, occorre però anche sottolineare che questo detto vale solo dopo aver dato tutto (nel massimo rispetto delle regole) per provar a vincere!
Gli avversari, pertanto, non sono il “nemico da annientare”,
ma diventano gli avversari con cui giocare (senza di loro non si gioca!).
Ricordiamo sempre che il calcio è uno sport antidemocratico perché uno solo
vince.
In questo contesto si deve insegnare che la sconfitta è un
limite (perché fa parte dell’agonismo), ma anche un trampolino: se ti alleni,
migliori!
Attenzione alla cultura dell’alibi, tanto in voga in Italia, dove le sconfitte sono sempre dovute all’arbitro o alla sfortuna.
Attenzione alla cultura dell’alibi, tanto in voga in Italia, dove le sconfitte sono sempre dovute all’arbitro o alla sfortuna.
Il più delle volte si perde
perché l’avversario è stato più bravo! Occorre domandarsi dove si è sbagliato,
chi erano gli avversari, proporre l’allenamento come unica forma di
miglioramento per superare i propri limiti.
L’educazione sportiva dei bambini deve essere graduale,
partendo prima dal gioco, per poi passare allo sport e solo alla fine alle gare
agonistiche. L’importante sarà quindi insegnare ai bambini a sviluppare una
forte motivazione intrinseca, sviluppando soprattutto le motivazioni interne
(passione, piacere, divertimento) rispetto alle motivazioni esterne (premio,
ricompensa).
La famiglia in tutto ciò può aiutare il proprio figlio
favorendo la formazione di uno spirito dell’atleta sia nel movimento, sia
nell’alimentazione, sia nel riposo.
Riscoprire le passeggiate, andare in bicicletta, partecipare al piedi bus, giocare all’aria aperta (poca tv e giochi elettronici), mangiare sano (no al fast-food), il giusto tempo dedicato al riposo sono sicuramente aspetti importanti per far sì che i nostri figli diventino sani sportivi.
Se un bambino gioca solo per vincere, ricordatevi che poi avrà paura di perdere, e quindi presto non avrà più voglia di giocare.
Educhiamo al far-play da subito.
Ricordatevi che i vostri figli si divertono anche quando noi non ci siamo.
Da ultimo, concludiamo con una massima attribuita a Socrate:
Se vuoi che i tuoi figli siano felici, fa che abbiano un po’ di freddo e un po’ di fame.
Riscoprire le passeggiate, andare in bicicletta, partecipare al piedi bus, giocare all’aria aperta (poca tv e giochi elettronici), mangiare sano (no al fast-food), il giusto tempo dedicato al riposo sono sicuramente aspetti importanti per far sì che i nostri figli diventino sani sportivi.
Se un bambino gioca solo per vincere, ricordatevi che poi avrà paura di perdere, e quindi presto non avrà più voglia di giocare.
Educhiamo al far-play da subito.
Ricordatevi che i vostri figli si divertono anche quando noi non ci siamo.
Da ultimo, concludiamo con una massima attribuita a Socrate:
Se vuoi che i tuoi figli siano felici, fa che abbiano un po’ di freddo e un po’ di fame.
P.S. avendo "perso" il primo quarto d'ora causa pappa di Pietro, mandatemi una mail per eventuali integrazioni. Grazie
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